Noi terapeuti corriamo spesso il rischio di dare per scontato che gli effetti e l’utilità della psicoterapia siano noti ed evidenti a tutti. In realtà, non è così, non ancora purtroppo.
Una delle domande che sento farmi più spesso, infatti, è: “Cosa succede in terapia? Che si fa?” e, generalmente, questa domanda è il preludio ad una serie più lunga di richiesta di informazioni:
“Perché andare in terapia?”
“Quando capisco che è il momento di chiedere un colloquio ad uno psicologo?”
“Come faccio a capire che in questo momento può essermi d’aiuto?”
Quando mi domandano quali siano le ragioni che spingono una persona a fare psicoterapia, io rispondo che psicoterapia, letteralmente, significa “cura dell’anima” e quando l’anima fa male, lo sentiamo, ce ne accorgiamo.
Non esiste UN momento giusto per decidere di cominciare: dipende da quanta capacità di sopportazione hai, da quanto riesci ad adattarti, da quanto ti ripeti il mantra “Devo farcela da solo!”, da quanti amici o conoscenti ti hanno parlato delle loro esperienze con gli psicologi, quante di queste sono state negative e quante risolutive, da quanta paura hai, eccetera, eccetera… (se sei partner di un terapeuta o di una terapeuta, per te ci vuole un discorso a parte!)
Le risposte a queste domande possono essere mille e tutte avrebbero qualcosa di vero. Potrei anche aggiungere “quando senti di avere esaurito le risorse, quando senti che le cose hanno perso il senso che avevano fino a ieri, quando il tuo stile di vita è cambiato così drasticamente da non riuscire più a riconoscerti, oppure quando ti accorgi che certi comportamenti, parole o sensazioni che fino a qualche tempo fa non ti creavano disagio, oggi lo fanno”. E così via fino ad arrivare a mille.
Insomma quando si arriva al punto più basso della capacità di sopportazione rivolgersi a qualcuno può essere fondamentale.
Può fare la differenza tra “sopravvivere” e “vivere con soddisfazione”
La capacità dell’uomo di abituarsi alle situazioni più imprevedibili e dolorose è una risorsa evolutiva che tuttavia in certi momenti, come un’arma a doppio taglio, può ferirci anziché salvarci. Capire quando quel “Devo farcela da solo” è segno di tempra, e quando invece è segno di paura, può diventare complicato.
Spesso sento dire “Se al primo ostacolo crollo non imparerò mai a cavarmela da solo/a”. È vero. Quindi un’indicazione utile può essere questa:
Quante volte hai tentato e non ci sei riuscito/a?
Quello che stai facendo è diverso da quello che hai sempre fatto e comunque non sta risolvendo?
In questo processo di resistenza come ti senti?
Se immagini di rivolgerti a qualcuno per farti aiutare l’immagine che hai di te ne risente al punto da desistere?
I tentativi che hai fatto fino ad ora hanno portato qualche risultato?
Penso che rispondendo a queste domande potrai sentire se è arrivato il tempo di chiedere aiuto o se il tuo processo di crescita sta procedendo su una strada che, seppure tortuosa, è potenzialmente efficace.
Anche confrontarsi con qualcuno che ha avuto la tua stessa esperienza può essere utile, per esempio facendo domande su come è stato chiedere aiuto, come si è sentito quando era in seduta, come si è sentito dopo una fase iniziale e come si è concluso il processo terapeutico (se si è già concluso).
Uno degli obiettivi fondamentali dei primi colloqui terapeutici è quello di esplorare insieme le risorse del cliente e verificare se la terapia può essere uno strumento utile o se ci siano altre strade da percorrere.
(foto di Luisa Azevedo)
Oltre i conoscenti che hanno fatto terapia, oggi anche il web può essere uno strumento di ricerca prezioso. Esistono portali che indicano curriculum, indirizzi, foto e articoli di terapeuti certificati, forum dove si scambiano informazioni sui professionisti, siti di studi di psicoterapia che forniscono informazioni sulla formazione e le tecniche utilizzate, fare una ricerca aiuterà anche a trovare un terapeuta facilmente raggiungibile: andare dallo psicologo, anche in senso concreto, deve essere semplice e non fonte di ulteriore stress, specialmente nelle grandi città dove le distanze possono essere un limite serio. Un consiglio che dò sempre è di cercare un bravo terapeuta vicino casa o al posto di lavoro.
Se rimangono ancora dei dubbi sull’opportunità di consultare uno psicoterapeuta, io suggerisco di darsi un tempo, fissare una data precisa, con degli obiettivi precisi e porsi, come traguardo, di raggiungere almeno la metà di quelli prefissati.
Se, nonostante questi tentativi, la lancetta che segna il livello del tuo umore non si è spostata, se noti che la tua vita sociale ne sta risentendo, se cominci ad avvertire anche sintomi fisici che prima non avevi, e nonostante questo continui ad avvertire resistenze, dubbi o paura di rivolgerti ad uno psicoterapeuta, allora la domanda, l’ultima che ti propongo è solo una:
“Cosa hai da perdere?”
In bocca al lupo!
In occasione del Festival Psicologia, che si terrà l’8 e il 9 giugno, sarà possibile, fino al 30 giugno, scaricare un voucher, da utilizzare entro il 2018, per usufruire di una consulenza gratuita con un professionista aderente all’iniziativa. Dopo il primo incontro gratuito, potrai proseguire a un costo agevolato compreso tra € 30 e € 50 per singolo incontro. Puoi trovare tutte le informazioni sul sito http://festivalpsicologia.it/.
Anche lo Studio di Psicologia pratica aderisce all’iniziativa.